Il senatore e capogruppo di Forza Italia Maurizio Gasparri, intervenuto nel programma In Dino Veritas condotto da Dino Giarrusso e Martina Gatto su Radio Cusano Campus, commenta il viaggio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni negli Stati Uniti per incontrare Donald Trump: “Ha fatto bene perché i problemi si affrontano. Conosco Giorgia Meloni da quando era ragazza e ho dato anche un contributo nella sua formazione e crescita politica. È una donna coraggiosa. Oggi ci troviamo di fronte a una tragedia nel mondo, quella dei dazi, che è una tragedia economico-finanziaria con epicentro in America. Il protagonista è Trump. Lei ha instaurato un rapporto personale con questo personaggio sui generis e va ad affrontare il problema, rischiando anche molto. Ma sono certo che esprimerà un punto di vista con convinzione. Mi auguro ci sia una full immersion di serietà, perché finora Trump ha fatto solo un grande caos e non ha assecondato gli interessi americani.”
Gasparri ha poi commentato con realismo le difficoltà del centrodestra nel trovare candidati sindaci per le grandi città e il recente scambio di battute tra Ignazio La Russa, che avrebbe espresso una preferenza per Maurizio Lupi come candidato sindaco di Milano, e Antonio Tajani, che ha dichiarato: “Non si sceglie il sindaco a cena.” “Io ero a quella cena – ha spiegato Gasparri – e in effetti si è parlato di questo, anche se ci sono ancora due anni di tempo. L’errore c’è stato e Tajani ha ragione a rilevarlo. A Milano e Roma, la scorsa volta, furono scelti candidati della società civile e si è rivelato un errore. Non ho né il mito della società civile né quello della politica a tutti i costi: bisogna trovare la persona adatta. A Roma, Calenda prese tanti voti perché il candidato del centrodestra non era riconosciuto, soprattutto dagli elettori più borghesi e moderati. Lo stesso è successo a Milano.”
Ha aggiunto: “Bisogna scandagliare il campo come fu fatto per figure come Letizia Moratti o Gabriele Albertini, civici che sono poi diventati politici. La Russa dice: ‘Se il civico è come quelli dell’altra volta, meglio un politico.’ Il problema è reale: il centrodestra ha difficoltà nelle grandi città. Forse servono partiti più radicati, non solo un voto d’opinione.”
Infine, alla domanda se le divisioni nel centrodestra resteranno all’interno di una normale dialettica o rischiano di esplodere, Gasparri ha risposto con fermezza: “Siamo assolutamente uniti. A parte una pausa alla fine degli anni ’90, dal 1999 sono 26 anni di alleanze. I voti hanno premiato Berlusconi per molto tempo, poi è arrivato l’effetto Salvini e ora c’è Giorgia Meloni. Ma il recinto del centrodestra è rimasto di analogo valore. Se gli elettori si spostano da un leader all’altro vuol dire che c’è omogeneità, e i partiti devono onorare questa omogeneità evitando litigi.”